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Diario di bordo

di David Beronio
Teatro Akropolis di Genova

Il gruppo Voluptas è una compagine formata da tre danzatrici, Alessandra, Federica ed Eleonora che insieme a Pablo perseguono un cammino di ricerca attorno ad alcuni temi individuati molto chiaramente: si tratta di smantellare l’opposizione dei termini che costituiscono le dicotomie della nostra epoca, a partire dallo sguardo binario che separa maschile e femminile, passando attraverso quello che individua natura e cultura (animale e umano) come due termini posti in opposizione tra loro.

 

L’ispirazione per il percorso creativo è venuta a Pablo dallo studio di filosofi come Donna Haraway e Mark Fisher, e il confronto con le pratiche di elaborazione filosofica di Teatro Akropolis è stato particolarmente interessante e proficuo per lo sviluppo del lavoro. Sono emersi i temi dell’astrazione, della permanenza dell’immagine nella nostra cultura, e dell’influenza che l’idea di origine può avere su un lavoro di ricerca.

 

Il processo in atto sullo spettacolo SEX.EXE condotto a Teatro Akropolis è stato realizzato a partire da una partitura in fase ancora iniziale di sviluppo, e
quindi tanto più denso dal momento che il lavoro stesso ha preso una forma più compiuta proprio grazie alle pratiche condotte in sala e alla condivisione e discussione delle linee poetiche che lo hanno animato. Inoltre Pablo ha avuto l’occasione di offrire una restituzione agli studenti dell’Università di Genova che seguono il seminario Contronatura, trovando un diretto riscontro alla
realizzazione scenica, seguito da un incontro in dialogo con il pubblico, che ha permesso di aggiungere nuovi punti di vista e nuovi spunti di riflessione al materiale già elaborato per la scena.


L’elemento che in modo più convincente è emerso al termine del periodo di residenza è proprio quello del rapporto fra l’ispirazione filosofica, il suo sviluppo tematico, e le forme coreografiche che può assumere. La domanda è di quelle che in modo universale riguardano l’arte in tutte le sue forme: come si può portare in scena un’idea senza creare un apparato didascalico? Come evitare che la strategia per veicolare un contenuto finisca per far prevalere l’elemento comunicativo su quello più genuinamente artistico. E questo rischio è tanto più forte quando si affrontano temi di strettissima attualità, come quello del gender o delle questioni ecologiche.

 

La scelta di Pablo è stata quella di condividere con gli altri membri del gruppo Voluptas il ragionamento filosofico, per poi abbandonarlo completamente, e lasciare che la qualità coreografica dei corpi in scena fosse costruita a partire da principi squisitamente fisici: le dicotomie su cui lavora diventano sotterranee, mentre alla vista si oppongono altre coppie di opposti. Trattenere e rilasciare, guadagnare e perdere l’equilibrio, rigore e fluidità diventano coppie polarizzate attraverso le quali sviluppare il disegno dei corpi in movimento, proprio a partire da un momento apparentemente informale ma in realtà estremamente elaborato e pieno di bellezza come il “training introspettivo” che Pablo ha condotto prima di offrire l’esperienza di un breve esercizio collettivo ad un pubblico che ha partecipato numeroso e con entusiasmo.

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